PITTURA4MANI

" Marcella Sacino e Rosa Iacobone riprendono un tema nascosto nella memoria e nelle linee analogiche della mente, riattualizzandolo con un'accezione contemporanea e facendone un diario di viaggio indicativo per un cammino di personale ascesi. Le immagini si rincorrono assieme alle loro composizioni, suscitando riflessioni che prendono inizio dal rapporto uomo-emozione ma che diventano indagini accurate, trasportandoci in una meta - dimensione più interiore, filosofica o spirituale. Il loro percorso artistico giocato sulla dicotomia tra l'astrazione ed il concetto si va a costituire in un insieme di memorie visive e riflessioni sul senso del camminare umano, in un percorso espositivo che attua una illusoria continuità tra opera e parete. Ciò che pare delinearsi all'orizzonte come se fosse visivamente davanti a noi, non assume più un valore effettivo in sé, ma diviene viatico per cogliere lo spirito più profondo del luogo, all'insegna di un' identificazione con l'anima stessa di chi ha la possibilità di accedervi. Dalle loro linee si apre una porta sulle verità della memoria, in una spirale di continua fusione che ci trasporta in un limbo di sensazioni nostalgiche dalle sembianze di figure umane che guardano verso l'infinito.  Non è dunque la loro un'idea stereotipata ma un'esperienza vissuta e tangibile catturata dal segno. In questo cammino le artiste trasformano le tele in apparizioni oniriche rielaborate dalla loro memoria, in un viaggio raccontato attraverso la suggestione mentale di un'atmosfera. Mentre la pennellata si perde mirabilmente nei profili appena tratteggiati dal raffinato e sapiente virtuosismo del graffialismo, la pesantezza del pensiero si fonde assieme alla leggerezza e alla trasparenza delle linee senza alcuna via di fuga che a poco a poco vanno a svanire. L'uomo lascia segni del suo passaggio, ma non appare quasi mai se non piccolissimo di fronte alla mostruosità dell'evento, pronto a sfidarlo trepidante per raggiungere la fine come in un labirinto che egli stesso ha composto, la simbologia del percorrere si rivela meditazione e ricerca di un silenzio interiore, di un tempo lento, quello del passo di chi va alla ricerca di una pace introvabile, lasciandosi dietro il presente di un contesto urbano schizofrenico divenuto oramai insopportabile.

Ed è quella la meta. Sentire il respiro dell'estasi come presenza viva e pulsante e arrivare a rapportarsi a lei, al suo mistero di eternità assoluta, con l'occhio che si allarga e si perde verso l'infinito occupando l'intero spazio circostante, nel momento in cui il semplice atto del vedere diviene metafora dell'esistere.”